SAGGESE (PD). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, in un momento così importante e delicato per la politica italiana, siamo chiamati ad esaminare una materia che – penso – rappresenti una sfida per il Governo, per la maggioranza, ma oserei dire più in generale per l’intera legislatura.
Il testo su cui l’Assemblea del Senato è chiamata ad esprimersi non si limita solo all’attuazione delle direttive europee, ma l’occasione è ghiotta – e la stiamo utilmente sfruttando – per il riordino complessivo di una materia, quella degli appalti, che rappresenta circa il 19 per cento dell’intero PIL europeo e che quindi diventa strategico soprattutto in un periodo di crisi economica.
Anch’io voglio associarmi al ringraziamento che i colleghi hanno fatto prima di me al relatore, alla Commissione ed al Governo per l’eccellente lavoro svolto. Il testo del disegno di legge predispone una disciplina ricca e complessa e per tale ragione limiterò il mio intervento ad alcuni aspetti che riguardano in particolare la semplificazione e gli enti locali.
Per quanto riguarda il tema della semplificazione, innanzitutto il recepimento delle direttive deve essere l’occasione per un nuovo approccio alla materia degli appalti. Lo hanno detto i colleghi prima di me: stiamo intervenendo su un tessuto normativo costituito da una disciplina pregressa molto minuziosa, che ha dato luogo ad un codice pesante che ha irrigidito i comportamenti delle pubbliche amministrazioni, completato a distanza di ben quattro anni da un regolamento altrettanto farraginoso ed entrambi – codice e regolamento – volti a fornire una disciplina minuta e particolareggiata. Le nuove direttive, invece, esprimono un orientamento più favorevole verso una maggiore flessibilità dell’azione pubblica, perciò dobbiamo fare uno sforzo per scrivere un codice che contenga disposizioni generali, chiare ed organiche e che riduca massimamente i formalismi non strettamente necessari.
Nel disegno di legge questo principio di riduzione degli oneri documentali ed economici a carico dei soggetti partecipanti e semplificazione delle procedure di verifica da parte delle stazioni appaltanti è stato ben recepito sia con la previsione chiara ed esplicita del cosiddetto soccorso istruttorio e addirittura con la previsione di un’unica banca dati centralizzata relativa ai requisiti generali di qualificazione.
Sempre nella medesima direzione vanno anche le norme che prevedono il riordino del quadro normativo con l’obiettivo di predisporre procedure chiuse e non derogabili e di conseguire una significativa riduzione e certezza dei tempi relativi alla realizzazione delle opere pubbliche. Va infatti evidenziato che il Codice degli appalti è stato sinora utilizzato essenzialmente per le gare di scarso valore, per il resto c’è stato un eccessivo ricorso a deroghe e procedure speciali. Tuttavia, la logica della semplificazione esige esattamente l’opposto, e cioè che si codifichino norme chiare, semplici, facilmente comprensibili ad operatori e cittadini, universalmente applicabili e che quindi possano trovare spazio nella generalità dei casi, senza deroghe ed eccezioni.
Un secondo aspetto sul quale desidero soffermarmi è la lotta alla corruzione. Come hanno detto i colleghi intervenuti prima di me, non soltanto si assegnano all’ANAC maggiori poteri di vigilanza sulla regolarità delle procedure, anche attraverso l’adozione di atti di indirizzo ed altri strumenti di regolamentazione flessibile, ma ritrovo la ferma volontà di combattere la corruzione anche in altri aspetti apparentemente di dettaglio, ma che a mio parere sono in realtà di primaria importanza: mi riferisco, in particolare, alle norme in materia di trasparenza, pubblicità e tracciabilità delle procedura di gara e di tutte le fasi prodromiche e successive. A tal fine, è previsto che solo in casi tassativamente indicati la procedura possa avviarsi senza la previa pubblicazione di un bando di gara, che le banche dati operanti nel settore debbano essere unificate e che le procedure di gara debbano essere disciplinate con l’obiettivo di evitare i conflitti di interesse, nonché garantire la trasparenza, la digitalizzazione e la tracciabilità, elementi a mio parere fondamentali per una vera lotta alla corruzione .
Altro elemento fondamentale è la fase di progettazione. Uno dei principali motivi che in questi anni hanno determinato inefficienze, sprechi e scarsa trasparenza negli appalti, è proprio la frequente mediocre progettazione non solo per i lavori ma anche per i servizi. Serve perciò necessariamente che alla base di ogni appalto vi sia una progettazione certa e credibile (ciò ovviamente ridurrebbe anche il ricorso alle famigerate varianti). Anche questo criterio mi sembra ben definito nel testo che stiamo per approvare, laddove si prevede la promozione della qualità architettonica e tecnico-funzionale, anche attraverso lo strumento dei concorsi di progettazione, ma limitando il ricorso all’appalto integrato e privilegiando la messa a gara del progetto esecutivo o definitivo.
Un’ultima riflessione vorrei farla sul tema della centralizzazione delle committenze: è sicuramente utile favorire la riduzione del numero delle stazioni appaltanti, sia per ottenere economie di scala sia per agevolare i controlli (in funzione antimafia ed anticorruzione) sia perché l’accresciuta discrezionalità prevista dalle nuove direttive richiede alle stazioni appaltanti maggiori conoscenze e competenze che difficilmente si possono riscontrare nelle migliaia di stazioni appaltanti operanti nel nostro ordinamento.
Bene, quindi, lo sviluppo dell’istituto delle centrali di committenza con la previsione di un sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, al fine della gestione di appalti di maggiore e minore complessità. Qui faccio un appunto: occorre scrivere norme chiare ed esaurienti che consentano di individuare i soggetti titolari delle funzioni e delle materie da accentrare ed aggregare, superando ambiguità normative che si riflettono sul corretto funzionamento delle aggregazioni. Su questo dobbiamo essere attenti.
Ovviamente il risvolto della medaglia è che il criterio dell’aggregazione potrebbe implicare un limite per le piccole e medie imprese locali (a causa della maggiore portata dei contratti), ma la direttiva va nella direzione di tentare anche di preservare e tutelare le piccole e medie imprese nella partecipazione alle selezioni. A questo proposito, il disegno di legge ha una previsione, a mio avviso molto utile, ossia l’introduzione di criteri e modalità premiali di valutazione delle offerte nei confronti di imprese che operano nel proprio territorio. Si privilegiano così gli aspetti della territorialità e della filiera corta, mostrando sensibilità ed attenzione verso le tante piccole e medie imprese che rappresentano il vero tessuto produttivo e la vera forza dell’Italia.
Concludo, con la consapevolezza che l’occasione che abbiamo davanti è davvero importante. È una sfida importantissima, l’invito a tutti noi è a non sprecarla. (Applausi dai Gruppi PD e AP (NCD-UDC)).