A Nola, la mattina di sabato 11 gennaio, Guglielmo Vaccaro ha presentato la sua candidatura alla segreteria regionale del PD. Eravamo in tanti: vecchi amici e facce nuove. Ho percepito un clima generale di attesa, che andava al di là delle parole. Chi era lì sapeva che qualcosa stava accadendo e intendeva esserne parte. Insomma, l’atmosfera – il mood , scrivono oggi quelli che parlano bene – ideale per cominciare questa bella avventura. Per lanciare la sua sfida, Vaccaro ha scelto l’hashtag #restoribelle, che può davvero descrivere la sua indole profonda, che a me è parsa sempre quella di una persona poco conformista. Certo, ha fatto politica sin dalla culla. Eppure dell’ “immagine standard” del politico ha poco o nulla: decisionista, sempre concentrato sui problemi, ma distaccato dalle persone. Non particolarmente incline ai personalismi, dovunque la sua strada lo abbia condotto ha saputo fare gruppo attorno a sé. Crede nell’idea che si debba crescere insieme, condividendo responsabilità e opportunità. A sostenerlo c’è una rete ampia di persone e di esperienze. La sua, di fatto, è una candidatura plurale. Per dirla meglio: Guglielmo siamo noi. Certo, lui è una persona scomoda, perché libera dentro e difficilmente inquadrabile in uno schema. A mio avviso, però, è proprio questa la sua forza. “Dovremmo forse prestare attenzione innanzitutto a coloro che sono scomodi e domandarci se proprio questi critici non abbiano in sé la stoffa per diventare un giorno responsabili e alla fine sognatori”. Lo ha detto Carlo Maria Martini nel suo “Conversazioni notturne a Gerusalemme”.